giovedì 20 maggio 2010

Imperturbabile il tuo umore in questi giorni.
Ridi e ridi anche se alla fine c'è sempre qualcuno in un giorno che ti dice che hai un'espressione triste. Confondersi in mezzo a gruppi di persone che corrono a prendere l'ultima metro, trovare di notte mentre esci da un locale, una donna vestita elegante, con le braccia conserte, rannicchiata sotto un lampione di un parco, immobile, con la testa bassa.
Applausi per te ogni tanto e persone ed abbracci e carezze. Ma tutto questo non ti importa adesso. Non ti piace più il tuo modo di parlare di te stessa, il tuo modo di raccontare. Senti che l'unica cosa per cui vale la pena scrivere o raccontare o dipingere qualcosa ora non sei tu.

"Col finire del giorno, dolore che sorge come caligine dalla terra, pena che si conchiude, nacondendo l'interminata vista del mare e del cielo.
Due mani di cera giacciono immobili sulle coltri e lungo le pallide vene il mormorio flautato di una conchiglia che ripete la leggenda della sua nascita"
(Henry Miller, Tropico del Cancro)

4 commenti:

  1. A volte siamo felici e sembriamo tristi e viceversa...
    Gabriel

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  2. si, lo credo anch'io. Sembra così sottile il limite tra noi e gli altri e invece poi si cade spesso nell'incomunicabilità.

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  3. forse, anche se non sono di certo il pulpito migliore, dovresti volerti un po' più bene

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  4. Si, forse è come dici tu.. alla fine mi ritrovo sempre di fronte a questo dato di fatto. O forse mi voglio bene non volendomi bene!? boh..

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