giovedì 9 novembre 2017

Esco di casa con i capelli arruffati, li ho asciugati a testa in giù per fare presto, e gli occhiali sul naso. Corro tenendo la mano sinistra dei miei figli per portarli a scuola. E' tardi, è sempre tardi.
Eppure mi eleggono rappresentante di classe, si fidano di me, ho la faccia della brava persona, affidabile ma che vive in un mondo tutto suo.
Incrocio una donna con cappotto a scacchi neri e bianchi grandi, con gli occhiali da sole alle 8 del mattino, una boccetta di profumo versata addosso, tacchi, gonnellone a pantaloni e una valigetta. 
Immagino che se l'avessero vista i miei genitori si sarebbero subito risentiti verso di me. Perchè mi vorrebbero così, lo so, me lo ripetono continuamente, ancora oggi, ogni volta che li vedo, 4-5 volte all'anno. 
Ma poi chi lo dice che quella donna abbia un lavoro più gratificante del mio o più retribuito o più ammirevole? Il suo cappotto a scacchi? i suoi capelli piastrati?  Magari fa la rappresentante di aspirapolveri. E pure questo può essere un bel lavoro per carità, ci vuole talento vero per saperlo fare e non scherzo... ma lo dico perchè nell'immaginario di molti la donna realizzata e in gamba veste in un certo modo, cammina in un certo modo, lavora in un certo ufficio... parla in un certo modo no, non sempre ci si fa caso al linguaggio... Esiste un T9 della mente che giustifica tutto. 
Mi accorgo che una parte di quell'immaginario è anche il mio ( aggiungendo però anche il saper parlare bene) e quanta fatica per spazzarlo via, togliendo il saper parlare bene.