venerdì 29 aprile 2011

Muta

Non so da cosa dipenda, ma in questi giorni mi risulta molto più facile fare parlare gli altri. Stare zitta, lasciare che le loro parole mi attraversino senza battere ciglio. Il tipo autocritico che poi non ammette critiche dagli altri, il tipo con un finto complesso di inferiorità, che quando glielo confermi tira fuori il complesso opposto. Il gruppo musicale a cui la ragazza dell'amico di un tuo amico partecipa allegra e ti guarda ed è felice se vai ad ascoltarli.  Il gruppo delle donne di rifondazione comunista, che ti mandano e-mail per dirti di organizzare un banchetto di genere. In questi giorni tutto questo mi annoia e vi assisto ammutolita. Ora mi sforzo di dire qualcosa in proposito ma non so perchè. Forse per sentirmi dire qualcosa da qualcuno ancora e vedere se resto ancora ammutolita o no.

martedì 12 aprile 2011

La camicia strappata

Quante volte ti ho lavato quella camicia a 90° senza preoccuparmi che si potesse scolorire o rovinare in qualche modo. E quante volte l'ho stirata spruzzandoci su il vapore misto al calcare del vecchio ferro da stiro. Tante, tante volte. E tu lo sapevi e ogni tanto mi chiedevi di usare metodi meno forti... Eppure non è mai successo niente a quella camicia, il mio primo regalo per te, di quasi 4 anni fa... niente fino a ieri sera, quando nella rabbia di un  litigio, mentre la indossavi te ne ho strappato un bottone con tutta l'asola... e tu hai continuato, l'hai tolta e con impegno hai strappato tutta la manica sinistra. Dopo entrambi siamo rimasti fermi e dispiaciuti.
Perchè bisogna rovinare le cose per noi preziose per poter capire la nostra follia e tenerla a bada?

lunedì 11 aprile 2011

Povertà e ricchezza

Mi sono svegliata con il pensiero di quando molti anni fa partecipavo ad un mercatino al mare, in campeggio. Prima della partenza per le vacanze andavo dalla vicina di casa, ricca signora, e raccoglievo tutto ciò che lei avrebbe buttato, per venderlo. Tra i tanti oggetti c'era sempre più di un oggetto a sembrarmi bellissimo e quindi da tenere per me. Un delfino d'argento, grande pochi centimentri, un cuscino a forma di cuore, grande poco meno del mio palmo di mano di allora, se pigiato al centro, produceva una melodia da carrillon. Erano cose senza nessun valore forse, ma era la prima volta che ne facevo esperienza e quindi mi sembravano inestimabili. Non so perchè questo ricordo si sia presentato così insistente, forse perchè ho rivisto pochi giorni fa quella signora vicina di casa di un tempo, così invecchiata, eppure sempre portatrice di qualcosa di nuovo per me.
Per quanto finora ne abbia viste tante, resto ancora stranita di fronte alle sue chincaglierie...

lunedì 4 aprile 2011

In gruppo

Stare in gruppo mi risulta tanto difficile, o meglio dovrei dire che proprio non ci so stare in gruppo. Gruppo di studio, gruppo di lavoro e adesso gruppo di training autogeno. Grande deficit. Mi manca il gene.
 "Raccontate cosa avete provato durante questo esercizio di respirazione." Dice l'istruttore.
E ti accorgi che non hai provato niente! ma ti inventi qualcosa quando arriva il tuo turno di parlare. A me il training autogeno stressa, perchè non mi rilassa. Vabbè è solo la prima volta, forse la seconda andrà meglio.
Mi sa che non ci ho capito niente. In gruppo mi distraggo.